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Nei panni di mia moglie

"Nei panni di mia moglie" pubblicato da Editrice Nuovi Autori

Imago mortis - un'esca per la regina nera

"IMMAGO MORTIS- un'esca per la regina nera" pubblicato da Il Filo


La noia e il riposo

di Andrea Saviano
menzione speciale al concorso "Voci verdi" 2009

Seduto su una panchina del parco, sento i raggi del sole scaldare la mia raggrinzita pelle. L'autunno volge ormai alla fine, ma in queste belle giornate di novembre, degne del nome “estate di san Martino”, il sole riesce ancora a far sentire il suo benefico tocco. Anzi, adesso che è basso sull'orizzonte, è possibile goderselo a qualsiasi ora del giorno senza per questo dover temere il pericolo di un'insolazione.

Come dico io: « Passato è il tempo delle gatte in amore! »

Dico così, perché durante quel periodo i gatti non fanno altro che urlare. Anche il sole quest'estate faceva il gatto in amore, ma adesso lui, come me, ha smesso d'urlare. Si limita a fare le fusa.

Sospendo la lettura del libro che stavo sfogliando e mi metto a pensare, rifletto. Così emerge limpida un'idea: il sole e le stagioni, in fondo, sono un po' come la vita umana. Infatti, se vediamo la fecondazione come il periodo della semina, allora la gestazione non è che un inverno. Non l'idea di gelo, ma di un calore tenue che basta appena per scaldare il cuore dei nostri genitori e, come lo sbocciare dei germogli annuncia la primavera, così la nostra nascita introduce qualcosa di nuovo in un panorama fino ad allora deserto.

Il nostro è un sole ancora debole, alterato dalla folle mutevolezza del clima, ma con il fascino strano che ha il suo fondamento nell'innocenza. Infatti, mi basta osservare i bambini qui intorno per comprendere come la loro possa essere, a volte, la migliore cognizione del mondo: un enorme parco giochi in cui guerra e odio sono parole prive di senso. In cui uno sgarbo si risolve in un « Non sei più mio amico » che dura il tempo di una lacrima.

Il perdono! Quale miracolo si cela in quei piccoli cuori! Nessun odio covato in eterno. Tuttavia, anche questo tipo di primavera non dura in eterno. Nulla dura per sempre, nemmeno l'amore...

Scruto gli alberi che lentamente si stanno lentamente spogliando, mentre è assai breve il tempo dei germogli!

Intorno a me madri intente a spingere carrozzelle e coppiete intente a baciarsi.

Il seme deve avvizzire per lasciare posto alla pianta. Così la famiglia d'origine deve in un certo senso avvizzire per dare spazio all'idea di una nuova famiglia. In questo consistono l'adolescenza e i primi amori.

Una primavera in cui i fiori, seppur di breve durata, spuntano numerosi. Colorati e profumati dalla fragranza stessa dell'amore. Così osservo le iniziali e i cuori trafitti da frecce che nel tempo sono stati intagliati sulle cortecce degli alberi. A volte il nome di uno s'accompagna spesso al nome di molti. Tra questi, anche l'unico e definitivo che incise la mia giovane mano, perché non tutti gli amori sono fuggevoli.

Dopotutto, non da tutti i fiori nasce il frutto e, con l'arrivo dei frutti, il giungere dell'estate.

L'intemperanza s'acquieta. Il tempo pare volgere ad un perenne sereno.

Casa, lavoro, casa e così via. Dal lunedì al venerdì. Poi il week-end e la frenesia di sfruttarlo. Andare. Fare. Non ci si deve fermare. Chi si ferma è annoiato. Chi si ferma è perduto!

Nel parco, un'immagine d'altri tempi. Un prete con la tonaca pedala su una bicicletta da donna. Così penso al fatto che nostro Signore ci diede il settimo giorno per riposare, poi qualcuno ci convinse che riposarsi è noia. È perdere tempo. Già, perché - a differenza dei soldi - il tempo non si può accumulare. Allora, come il denaro nei periodi di grande inflazione, bisogna spenderlo.

Mi alzo e grido: « Almeno spendiamolo bene! »

Oddio, mi stanno fissando tutti. Ho alzato troppo la voce. Meglio che mi sieda di nuovo, altrimenti mi prenderanno per pazzo.

Sussurro e sogghigno: « Andiamo di qui. No, corriamo di là. Dai, sbrigati, non c'è tempo! »

A ripensarci, non è stata poi un'estate così serena, a parte il fatto che, per fortuna, arrivava il lunedì e ci si poteva rilassare un po', almeno fino al venerdì successivo. Casa, lavoro, casa.

Anche l'estate deve fare il suo corso. I primi acciacchi si presentano con il fragore dei temporali di metà agosto. Poi si volge verso l'autunno, consapevoli che solo il frutto che avvizzisce permette al seme di far nascere il nuovo germoglio. Nulla è eterno, nemmeno noi.

Così, incrocio le gambe e riprendo in mano il mio libro, godendomi il tepore di questo pallido sole novembrino. Circondato da bambini che ridono, da mamme che spingono le carrozzelle, da ragazzi che fanno jogging o all'amore.

Qui io... mi riposo.

Oggi è domenica e, in questo mio autunno, l'obiettività di riconoscere che il relax è una fase essenziale del ciclo della vita, necessaria e differente dalla noia.

Il riposo non ha nulla a che vedere con l'affanno e lo stress del dover fare o del doversi muovere a tutti i costi. Su questa “mia” panchina: leggo, penso, scrivo e, ebbene sì, dormo. Tutti verbi. Tutte attività. Tutte cose che riempiono la mia esistenza.

Mi godo questo caldo autunno e guardo i bambini.

Penso che in tutti questi anni ho avuto tante occasioni per ridere, purtroppo brevi, e altre, fortunatamente altrettanto brevi, per piangere.

Guardo i ragazzi correre e penso a quanto ho corso. Sotto la pioggia. Sui campi di atletica. Dietro ad un pallone. Dietro alle gonne! Certo non posso più correre come fanno loro, ma in fin dei conti a cosa mi servirebbe correre? Dove dovrei correre? Ho smesso di correre il giorno che, fortunatamente, ho preferito camminare. È accaduto quando ho incontrato l'ultima gonna dietro alla quale sia corso e affianco della quale ho poi cominciato a passeggiare, mano nella mano.

Da quel giorno ho preferito camminare, così tutto si è dilatato. Infatti, da quel giorno ho avuto la sensazione che si sia allungato il mio percorso di vita.

Lo so, per la mia prossima meta non serve correre. Nemmeno camminare. Basta solo aspettare. Tuttavia, anche se è un appuntamento al quale non posso mancare, cammino lento, così da arrivare in ritardo. Nel frattempo vivo, ma al mio ritmo: penso, rifletto, riposo e mi godo il calore che anche un autunno può e sa regalare perché, come diceva il mio maestro di pianoforte, le grandi sinfonie sono fatte di note ma anche di pause!

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